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Petrolio: si teme per un possibile conflitto Israele-Iran

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Il prezzo del petrolio WTI ha aperto la settimana saldamente al di sopra del supporto degli 85$ per barile, sulla scia di quanto avvenuto durante il fine settimana in Israele. Il conflitto potrebbe allargarsi: questa è l’eventualità per cui il mercato sembra starsi preparando. L’ipotesi si è fatta ancora più probabile dopo che il Wall Street Journal ha riportato i risultati della sua indagine, secondo la quale l’Iran avrebbe aiutato Hamas a preparare gli attentati degli ultimi giorni.

Il Segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha commentato che per il momento gli Stati Uniti non sono in possesso di prove concrete di una collaborazione tra Hamas e l’Iran. Quest’ultima, però, ha apertamente appoggiato su tutti i canali pubblici gli attentanti. La notizia potrebbe provocare un ulteriore rally del petrolio nei prossimi giorni, considerando che l’Iran è stata una delle pochissime nazioni ad aumentare la propria produzione di petrolio nel corso degli ultimi mesi. Malgrado le sanzioni imposte dagli Stati Uniti, il traffico di petrolio iraniano diretto verso la Cina e il Venezuela sta continuando mese dopo mese a superare i massimi storici.

presentazione della notizia su potenziale conflitto tra Iran e Israele e ripercussioni sul petrolio
Un conflitto potrebbe portare a una drastica riduzione dell’output petrolifero iraniano

Wall Street considera la possibilità di un conflitto aperto

Ed Morse, analista di Citi, vede una “crescente probabilità” che Israele decida di attaccare l’Iran. Helima Croft di RBC Capital condivide parzialmente questa previsione, ma ipotizzando un conflitto a bassa intensità che potrebbe non scatenarsi in guerra aperta. Robert Yawger di Mizuho ritiene che, in caso di conflitto, la produzione di petrolio sarebbe una delle prime vittime. Sembra che gli analisti di Wall Street stiano dovendo fare i conti più con la geopolitica che con i grafici in questi ultimi giorni.

Se l’export di petrolio iraniano dovesse venire a mancare, si parlerebbe di un consumo mondiale di petrolio che supererebbe di 2 milioni di barili al giorno la produzione. Non solo per un periodo, ma per tutto il 2024. Questa è la previsione di Warren Patterson, analista in capo del reparto di commodities presso ING.

Teoricamente l’Iran sarebbe ancora soggetta alle sanzioni americane che limitano l’export della nazione medio-orientale. Nel corso degli ultimi mesi, però, la politica statunitense si è fatta sempre più rilassata per via dello squilibrio del mercato del petrolio. Ad agosto ci sono stati anche dei negoziati per rilasciare fondi iraniani congelati in Corea del Sud in cambio del rilascio di ostaggi. A poco a poco la produzione iraniana di petrolio è andata aumentando, al punto che oggi è vicina ai livelli pre-sanzioni. Se scoppiasse un conflitto con Israele, è molto probabile che le infrastrutture legate alla produzione di petrolio sarebbero tra le prime a venire colpite dai bombardamenti.

foto del logo OPEC con un pozzo di petrolio davanti
Il prezzo del petrolio è già alto per via dei bassi livelli di produzione dell’OPEC

Yellen stringe il cerchio sul petrolio russo

Mentre si valutano le possibili ripercussioni dell’appoggio iraniano ad Hamas, Janet Yellen si prepara a incontrare gli altri ministri delle finanze del G7 nel prossimo summit che si terrà a Marrakesh nel corso di questa settimana. E lo fa parlando di petrolio russo, sulla scia dei dati che mostrano come Mosca sia sempre più in grado di evitare le sanzioni Occidentali ed evadere il tetto di prezzo fissato a 60$ per barile. Utilizzando paesi alleati non sanzionati come intermediari, le società russe si stanno dimostrando ancora estremamente attive nel portare il greggio estratto negli Urali verso il resto del mondo.

La Segretaria del Tesoro degli Stati Uniti ha dichiarato che l’amministrazione sta preparando un piano dettagliato per monitorare attentamente la situazione e assicurarsi che tutte le nazioni partecipanti al mercato facciano la loro parte per assicurare il rispetto del tetto del prezzo stabilito dal G7. Le nazioni Occidentali sono dunque pronte a riconoscere che ci sono dei problemi per quanto riguarda il rispetto delle sanzioni, ma sono altrettanto pronte a fare in modo che le falle del sistema attuale vengano tappate nei prossimi mesi.

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