lunedì, Ottobre 7, 2024

BP abbandona la politica di riduzione della produzione di petrolio entro il 2030

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Cambio di passo per BP, che ha deciso di abbandonare l’obiettivo di ridurre la produzione di petrolio e gas entro il 2030. Murray Auchincloss, amministratore delegato della società, vuole ridimensionare la strategia di transizione energetica dell’azienda: l’obiettivo è quello di riconquistare la fiducia degli investitori.

BP aveva annunciato la propria strategia nel 2020: al momento della presentazione costituiva la più ambiziosa del settore. L’impegno prevede la riduzione della produzione del 40% e l’incremento delle energie rinnovabili entro il 2030. Già a febbraio 2023, però, BP aveva deciso di ridimensionare l’obiettivo, portato ad un 25%, scelta che, ad ogni modo, avrebbe permesso di portare la produzione di petrolio a 2 milioni di barili al giorno entro la fine del decennio. La decisione, in quel momento, era stata determinata dal fatto che gli investitori si concentravano sui rendimenti a breve termine più che sulla transizione energetica.

Ma entriamo un po’ più nel dettaglio.

BP non ridurrà la produzione di petrolio

Stando ad alcune fonti citate da Reuters, BP starebbe puntando a nuovi investimenti nel Golfo del Messico e in Medio Oriente con l’obiettivo di incrementare la produzione di gas e petrolio.

Auchincloss ha assunto la guida a gennaio, ma ha faticato ad arginare il calo del prezzo delle azioni BP, che quest’anno hanno avuto risultati inferiori a quelli dei suoi rivali, poiché gli investitori mettono in dubbio la capacità dell’azienda di generare profitti con la sua attuale strategia.

Il 54enne canadese, in precedenza responsabile finanziario della BP, ha cercato di prendere le distanze dall’approccio del suo predecessore Bernard Looney, licenziato per aver mentito sui rapporti con i colleghi, promettendo invece di concentrarsi sui rendimenti e di investire nelle attività più redditizie, in primis nel settore petrolifero e del gas.

L’azienda continua a perseguire l’obiettivo di emissioni nette pari a zero entro il 2050.

Auchincloss presenterà la sua strategia aggiornata, inclusa la rimozione dell’obiettivo di produzione del 2030, in un investor day a febbraio, anche se in pratica BP l’ha già abbandonata. Non è chiaro se BP fornirà una nuova guida alla produzione.

Ma i problemi della catena di fornitura e il forte aumento dei costi e dei tassi di interesse hanno messo ulteriormente sotto pressione la redditività di molte aziende del settore delle energie rinnovabili.

Una fonte interna all’azienda ha affermato che, mentre i rivali avevano investito nel petrolio e nel gas, la BP aveva trascurato l’esplorazione per alcuni anni.

BP torna in Medio Oriente

BP attualmente sarebbe in trattativa per investire in tre nuovi progetti in Iraq, tra cui uno nel campo di Majnoon. La società, tra l’altro, detiene una quota del 50% in una joint venture che gestisce il gigantesco giacimento petrolifero di Rumaila nel sud del paese, dove opera da un secolo.

Ad agosto, la BP ha firmato un accordo con il governo iracheno per sviluppare ed esplorare il giacimento petrolifero di Kirkuk nel nord del paese, che include anche la costruzione di centrali elettriche e capacità solare. Stando a quanto riporta Reuters, a differenza dei contratti storici che offrivano alle aziende straniere margini ridottissimi, i nuovi accordi dovrebbero includere un modello di condivisione degli utili più generoso.

BP starebbe anche valutando di investire nella riqualificazione dei giacimenti in Kuwait.

Nel Golfo del Messico, la BP ha annunciato che proseguirà con lo sviluppo di Kaskida, un grande e complesso bacino, e la società prevede inoltre di dare luce verde allo sviluppo del giacimento Tiber.

La società, inoltre, dovrebbe valutare anche l’acquisizione di asset nel prolifico bacino di scisto del Permiano per espandere la sua attuale attività onshore negli Stati Uniti, che ha aumentato le sue riserve di oltre 2 miliardi di barili dall’acquisizione dell’attività nel 2019.

Auchincloss, che a maggio ha annunciato un piano di riduzione dei costi pari a 2 miliardi di dollari entro la fine del 2026, negli ultimi mesi ha sospeso gli investimenti in nuovi progetti eolici offshore e di biocarburanti e ha ridotto il numero di progetti sull’idrogeno a basse

Pierpaolo Molinengo
Pierpaolo Molinengohttps://www.pierpaolomolinengo.com/
Laureato in materie letterarie e giornalista pubblicista iscritto all'Albo dal 2002 [Link di verifica iscrizione all'Albo]. Ho iniziato ad occuparmi di Economia fin da subito, concentrandomi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i miei interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Scrivo di attualità, tasse, diritto, economia e finanza.

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