Connect with us

News

Moody’s, gli utili nel terzo trimestre sono cresciuti del 31%

Buoni gli utili del terzo trimestre di Moody’s, che aumenta le previsioni di quelli dell’intero 2024. Vediamo i numeri.

Pubblicato

on

Moody's, gli utili nel terzo trimestre sono cresciuti del 31%

Moody’s, l’importante agenzia di rating, ha deciso di alzare le proprie previsioni di utili rettificati per il 2024 al di sopra delle stime di Wall Street. Ha reso noto, proprio oggi 22 ottobre 2024, un aumento del 31% degli utili del terzo trimestre, che hanno beneficiato della forte domanda dei suoi servizi di analisi e ricerca.

Moody’s è riuscita a cavalcare le crescenti aspettative di un atterraggio morbido per l’economia degli Stati Uniti, dopo che la Federal Reserve ha avviato una nuova fase della propria politica monetaria: il taglio dei tassi. Questa nuova prospettiva ha indotto molti investitori a spendere di più in analisi e prodotti correlati ai dati, in modo da poter effettuare degli investimenti migliori.

Le analisi di Moody’s sono sempre più importanti

L’unità di analisi di Moody’s, il cui compito è quello di fornire analisi finanziarie e strumenti analitici, ha visto crescere i ricavi del 7%, arrivando a sfiorare 831 milioni di dollari, nel terzo trimestre 2024 rispetto allo stesso periodo del 2023. I ricavi della divisione servizi agli investitori sono aumentati di quasi il 41%, arrivando a 982 milioni di dollari.

Il fatturato totale dell’azienda è stato di 1,81 miliardi di dollari, in aumento rispetto ai 1,47 miliardi di dollari dell’anno precedente.

L’utile netto rettificato è stato di 585 milioni di dollari, ovvero 3,21 dollari ad azione, rispetto ai 447 milioni di dollari, ovvero 2,43 dollari ad azione, dell’anno precedente.

Moody’s prevede che gli utili rettificati per azione dell’anno fiscale 2024 saranno compresi tra 11,90 dollari e 12,10 dollari, ampiamente al di sopra della stima media degli analisti di 11,69 dollari. La sua precedente previsione era compresa tra 11 e 11,40 dollari.

Robert Fauber, CEO della società, in una nota ha spiegato che i risultati di fatturato da record di Moody’s nel terzo trimestre dimostrano che Moody’s è ritenuta un’agenzia di riferimento per i suoi clienti.

Laureato in materie letterarie e giornalista pubblicista iscritto all'Albo dal 2002 [Link di verifica iscrizione all'Albo]. Ho iniziato ad occuparmi di Economia fin da subito, concentrandomi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i miei interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Scrivo di attualità, tasse, diritto, economia e finanza.

Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

News

L’Oreal: crescita fiacca e sotto aspettative. Il 3,6% delude mercati e analisti. Calo dovuto a domanda cinese in declino

L’Oreal comunica dati in rialzo per le vendite, ma sotto le aspettative. Pesa calo cinese.

Published

on

LOREAL DOWN

La maledizione cinese colpisce anche L’Oreal. Il più importante gruppo per la cosmesi europeo fa registrare infatti una crescita delle vendite di molto inferiore alle aspettative, con un modesto +3,4% contro un consenso che si era stabilito al +6%. Crescita dunque, ma non a sufficienza secondo quelli che erano i canoni fissati dagli analisti. Una questione che sarebbe legata alla crisi di domanda cinese per tutta una serie di categorie merceologiche, e che starebbe colpendo i prodotti per consumatori tanto europei quanto statunitensi.

L’Oreal è soltanto l’ultima di una lunga serie di aziende che lamentano appunto un rallentamento del traino cinese sulle vendite, un traino sul quale si fa affidamento da più di un decennio in particolare per quei brand che hanno grossomodo saturato i mercati europei e statunitensi, dove i possibili margini di crescita sono per forza di cose ridotti. Ci sarà da aspettare però domani mercoledì 23 ottobre per valutare l’eventuale impatto sull’andamento del titolo, che oggi ha comunque chiuso in positivo.

Una scusa per le grandi aziende o c’è davvero un problema in Cina?

I numeri parlano chiaro: tutte o quasi le grandi aziende che devono una parte rilevante della loro crescita degli ultimi anni allo sviluppo del mercato cinese stanno facendo i conti con un rallentamento economico della Repubblica Popolare. Un rallentamento che è fonte di sofferenza per l’economia interna della Cina e che getta però nella preoccupazione anche il resto del pianeta.

La Cina è dai primi anni 2000 una fonte quasi inesauribile di crescita che viene poi distribuita anche altrove – e il suo rallentamento è stato motivo di allarme per le vendite di quasi tutti i principali brand occidentali.

Una situazione che con ogni probabilità continuerà ad emergere anche nelle prossime trimestrali che arriveranno da ambo i lati dell’oceano e che gli analisti sembrerebbero aver sottovalutato ancora una volta.

Continue Reading

News

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) alza le stime degli Stati Uniti e abbassa quelle della Cina

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha alzato le stime per gli Stati Uniti e abbassato quelle della Cina. Vediamo cosa dice nel suo rapporto semestrale.

Published

on

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) alza le stime degli Stati Uniti e abbassa quelle della Cina

Dal rapporto semestrale del Fondo Monetario Internazionale (FMI) emerge che i rischi finanziari globali, almeno nel breve termine, sono contenuti. Deve essere tenuto sotto controllo, però, l’allentamento della politica monetaria, che potrebbe alimentare una vera e propria bolla speculativa. Ma non solo: i mercati potrebbero sottovalutare i rischi posti dai conflitti militari e dalle imminenti elezioni.

Nel suo consueto rapporto il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha segnalato che la crescente scollatura tra l’incertezza geopolitica crescente e la bassa volatilità concorrono ad aumentare la possibilità di uno shock di mercato simile alle oscillazioni che sono state registrate nel corso del mese di agosto, proprio quando una massiccia riduzione della leva finanziaria era stata innescata da un aumento dei tassi di interesse della Banca del Giappone.

Fondo Monetario Internazionale, il rapporto sull’economia

Stando a quanto si legge nel rapporto Fondo Monetario Internazionale (FMI) anche i mercati azionari e del credito non sembrano essere stati scoraggiati dal rallentamento della crescita degli utili e dal continuo deterioramento nei segmenti più fragili del settore immobiliare aziendale e commerciale.

Nel documento viene, inoltre, messo in evidenza che, mentre l’allentamento monetario da parte della maggior parte delle altre principali banche centrali stava creando condizioni finanziarie accomodanti, i tagli dei tassi di interesse potrebbero alimentare valutazioni elevate degli asset, un aumento globale del debito privato e pubblico e della leva finanziaria non bancaria.

Secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI) queste crescenti vulnerabilità potrebbero amplificare gli shock negativi, diventati più probabili a causa dell’elevata incertezza economica e geopolitica, dei conflitti militari in corso e delle incerte politiche future dei governi appena eletti

Il rapporto è stato pubblicato mentre i responsabili della finanza mondiale si incontrano a Washington per le riunioni annuali del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e della Banca Mondiale, in uno dei periodi più incerti a livello geopolitico ed economico degli ultimi decenni.

Oltre alla guerra in Ucraina e a un conflitto in escalation in Medio Oriente, metà della popolazione mondiale ha eletto o eleggerà nuovi governi nel 2024, compresi gli Stati Uniti. In molti casi i piani politici di quei nuovi leader non sono chiari, ma avranno conseguenze economiche significative.

In particolare, economisti e dirigenti di Wall Street hanno espresso preoccupazione per il fatto che gli aumenti dei dazi sulle importazioni pianificati dal candidato repubblicano alla presidenza Donald Trump potrebbero riaccendere l’inflazione, mentre i tagli fiscali da lui promessi potrebbero ampliare il deficit degli Stati Uniti.

Le esortazioni Fondo Monetario Internazionale (FMI)

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha esortato le banche centrali a comunicare in modo chiaro e a tagliare gradualmente i tassi. Ma soprattutto ha sottolineato che i regolatori dovrebbero monitorare attentamente il debito aziendale e il settore immobiliare commerciale, e garantire una solida supervisione bancaria. 

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ritiene, inoltre, che le autorità dovrebbero migliorare i requisiti di segnalazione per le istituzioni finanziarie non bancarie come gli hedge fund e le società di private equity, che stanno svolgendo un ruolo più importante nei mercati finanziari. Le autorità, tuttavia, hanno generalmente meno visibilità sulle attività di tali società e sui livelli di leva finanziaria rispetto ai finanziatori tradizionali.

Anche l’ascesa dell’intelligenza artificiale è stata evidenziata nel rapporto. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha osservato che una maggiore adozione dell’IA da parte delle società finanziarie potrebbe aumentare la velocità e l’efficienza, ma anche la volatilità.

Inoltre, secondo il rapporto, la crescente dipendenza da un pugno di fornitori di servizi di intelligenza artificiale comporta altri rischi operativi e potrebbe rappresentare una sfida per gli enti di regolamentazione che cercano di controllare quella che è generalmente considerata una tecnologia poco trasparente.

Bene gli Stati Uniti, male la Cina

Il Fondo monetario internazionale ha aumentato le sue previsioni di crescita economica per il 2024 per Stati Uniti, Brasile e Gran Bretagna, ma le ha ridotte per Cina, Giappone e Zona Euro, aggiungendo che abbondano i rischi derivanti da conflitti armati, potenziali nuove guerre commerciali e gli effetti collaterali di una politica monetaria restrittiva. Secondo l’ultimo World Economic Outlook del FMI, questi cambiamenti lasceranno la crescita del PIL globale del 2024 invariata rispetto al 3,2% previsto a luglio, creando un clima di debolezza per la crescita mentre i leader della finanza mondiale si riuniscono questa settimana a Washington per le riunioni annuali del FMI e della Banca Mondiale.

Secondo il rapporto, la crescita globale dovrebbe attestarsi al 3,2% nel 2025, un decimo di punto percentuale in meno rispetto alle previsioni di luglio, mentre la crescita a medio termine dovrebbe attestarsi a un mediocre 3,1% in cinque anni, ben al di sotto del trend pre-pandemia. Pierre-Olivier Gourinchas, l’economista capo del FMI, ha affermato che Stati Uniti, India e Brasile stanno dimostrando resilienza e che è stato raggiunto un atterraggio morbido in cui l’inflazione si è raffreddata senza ingenti perdite di posti di lavoro.

Il FMI ha rivisto al rialzo le sue previsioni di crescita degli Stati Uniti per il 2024 di due decimi di punto percentuale al 2,8%, in gran parte a causa di consumi più forti del previsto alimentati dall’aumento dei salari e dei prezzi delle attività.

La Germania non vedrà alcuna crescita quest’anno, un ribasso di due decimi di punto percentuale, poiché il suo settore manifatturiero continua a lottare, ha previsto il FMI. La riduzione ha contribuito a trascinare leggermente verso il basso le previsioni per la crescita complessiva della zona euro allo 0,8% per il 2024 e all’1,2% per il 2025, nonostante un upgrade di mezzo punto percentuale che ha spinto la crescita prevista per la Spagna al 2,9%.

Continue Reading

News

General Motors, gli utili, tra i 12 e i 14 miliardi di dollari, superano le aspettative di Wall Street

Gli utili di General Motors superano le aspettative di Wall Street: il trimestre si chiude meglio di quanto analisti e investitori avessero previsto.

Published

on

General Motors, gli utili, tra i 12 e i 14 miliardi di dollari, superano le aspettative di Wall Street

General Motors sfida le aspettative di Wall Street e pubblica i risultati del terzo trimestre in anticipo rispetto alle previsioni degli analisti. I dati resi noti da GM mettono in luce vendite stabili di camion e Suv con motore tradizionale. Ma soprattutto viene messa in evidenza l’attenzione al contenimento degli inventari.

General Motors punta a raggiungere degli utili annuali rimanendo nella fascia alta delle precedenti previsioni. Paul Jacobson, direttore finanziario GM, ha sostanzialmente liquidato le preoccupazioni economiche per i clienti, spiegando che per l’azienda il consumatore ha retto in maniera straordinaria. Secondo Jacobson ulteriori tagli dei tassi potrebbero migliorare la domanda nel 2025.

Ma entriamo nel dettaglio e scopriamo quali sono le aspettative per General Motors.

General Motors, gli utili 2024

Ad inizio 2024 General Motors ha previsto di realizzare tra 12 e 14 miliardi di dollari di utili ante imposte. Le previsioni a metà anno sono state portate a 13-15 miliardi di dollari: a sostenerle sono i forti prezzi e la spesa dei consumatori. Oggi, 22 ottobre 2024, GM ha dichiarato di essere sulla buona strada per riuscire a realizzare tra i 14 ed i 15 miliardi di dollari di utile ante imposte.

Le azioni, quest’oggi, nelle contrattazioni pre-mercato, sono aumentate del 4%.

Gli utili rettificati per azione di General Motors sono stati pari a 2,996 dollari per il trimestre. Sono state superate le previsioni degli analisti che si fermavano a 2,43 dollari per azione. Nel corso dello stesso trimestre i ricavi sono stati pari a 48,9 miliardi di dollari, superando, anche in questo caso, le aspettative di Wall Street, che si fermavano a 44,6 miliardi di dollari.

Mary Barra, amministratore di GM, ha voluto dare un messaggio di stabilità: ad inizio di questo mese è stato previsto che i profitti di General Motors nel 2025 possano essere simili a quelli di quest’anno. L’informazione, senza dubbio, è un sollievo per gli investitori, che sono preoccupati per un potenziale calo degli utili dell’industria automobilistica.

General Motors ritiene che i prezzi potrebbero essere più bassi l’anno prossimo, ma si aspetta che i risultati siano supportati dai tagli ai costi sui SUV e sui veicoli elettrici e dal miglioramento in Cina.

Un punto debole in guadagni è stata la Cina, dove le operazioni sono passate da un andamento sostanzialmente positivo ad una perdita di 210 milioni di dollari nella prima metà di quest’anno. GM ha perso altri 137 milioni di dollari nella regione durante il terzo trimestre e sta pianificando una ristrutturazione delle operazioni.

Jacobson ha spiegato che, ad ogni modo, non è stata avviata nessuna vera ristrutturazione. Le vendite nella regione sono aumentate e le scorte sono calate.

GM, le preoccupazioni degli investitori

Ad ogni modo continuano a persistere alcune preoccupazioni da parte degli investitori, soprattutto relative ai tassi d’interesse troppo elevati. I timori sull’andamento dell’economia, inoltre, secondo gli osservatori potrebbero raggiungere i consumatori e frenare le vendite di auto nuove, nonostante la resilienza registrata nella maggior parte dell’anno.

Gli azionisti sono preoccupati per le perdite nel segmento dei veicoli elettrici della maggior parte  delle case automobilistiche, in un momento in cui i rivali cinesi ne sfornano di nuovi a prezzi accessibili all’estero e Tesla continua a dominare le vendite di veicoli alimentati a batteria negli Stati Uniti.

Sebbene le case automobilistiche cinesi non siano ancora entrate nel mercato statunitense, grandi case automobilistiche come General Motors vedono una minaccia nei veicoli low-cost e ad alta tecnologia.

Le azioni della GM sono aumentate del 36% da inizio anno, superando i rivali Stellantis e Ford Motor, i cui prezzi delle azioni sono entrambi scesi nello stesso periodo. Ford ha lottato con vistosi problemi di qualità e Stellantis con vendite e ricavi in ​​calo in Nord America dopo aver aumentato i prezzi e frenato gli incentivi.

Continue Reading

News

Petrolio, il prezzo si è stabilizzato. Riflettori puntati sul Medio Oriente

Il prezzo del petrolio si è stabilizzato. I riflettori sono puntati al Medio Oriente e agli Stati Uniti, dove il greggio è più leggero.

Published

on

Petrolio, il prezzo si è stabilizzato. Riflettori puntati sul Medio Oriente

In mattinata il prezzo del petrolio si è stabilizzato intorno ai 74 dollari al barile. A condizionare le quotazioni, oggi, sono gli sforzi del principale diplomatico statunitense che sta nuovamente cercando di ottenere un cessate il fuoco in Medio Oriente. Nel frattempo la crescita della domanda in Cina rallenta: l’economia debole del principale importatore al mondo di petrolio continua a pesare sulle sue quotazioni.

Intorno alle 9, i futures sul greggio Brent sono scesi dello 0,27% attestandosi a 74,09 dollari al barile, mentre i futures sul greggio US West Texas si sono attestati su 70,36 dollari al barile. I futures WTI più attivamente scambiati con consegna a dicembre, che presto diventerà il mese di punta, sono scesi di 22 centesimi, ovvero dello 0,3%, a 69,82 dollari al barile.

Hanno registrato un rialzo pari a quasi un 2% la giornata di lunedì sia il Brent che il WTI, riuscendo a recuperare almeno in parte il calo del 7% registrato la scorsa settimana. Nel frattempo i combattimenti in Medio Oriente non si fermano e il mercato sembra registrare un po’ di nervosismo per la prevista rappresaglia di Israele nei confronti dell’Iran, che potrebbe portare ad un’interruzione della fornitura di petrolio.

Petrolio, cosa condiziona le quotazioni

Antony Blinken, Segretario di Stato statunitense, è arrivato oggi 22 ottobre in Israele, per quella che dovrebbe essere la prima tappa del suo tour in Medio Oriente. Qui cercherà di riprendere i colloqui per mettere la parola fine alla guerra di Gaza e disinnescare il conflitto che si è aperto in Libano.

Satoru Yoshida, analista delle materie prime presso Rakuten Securities, spiega che le quotazioni del petrolio hanno oscillato in risposta alle notizie contrastanti provenienti dal Medio Oriente, mentre la situazione alternava momenti di escalation e momenti di de-escalation. Yoshida aggiunge che al momento il mercato starebbe valutando l’impatto delle misure di stimolo di Pechino e il miglioramento dell’attività economica degli Stati Uniti, ma i guadagni rimarranno probabilmente limitati dalla persistente incertezza sulle prospettive economiche globali complessive.

I dati di venerdì hanno mostrato che l’economia cinese è cresciuta al ritmo più lento dall’inizio del 2023 nel terzo trimestre, alimentando crescenti preoccupazioni sulla domanda di petrolio.

Gli esperti prevedono che la crescita della domanda di petrolio in Cina possa rimanere debole nel 2025 nonostante le recenti misure di stimolo di Pechino: la seconda economia mondiale sta elettrificando il suo parco auto e cresce.

Ad ogni modo Saudi Aramco si è detta abbastanza ottimista sulla domanda di petrolio della Cina, soprattutto alla luce del pacchetto di misure di stimolo del governo che mira a stimolare la crescita.

Priyanka Sachdeva, analista senior della società di brokeraggio Phillip Nova, spiega che un ulteriore contributo alla pressione al ribasso sul mercato del petrolio è stato dato dalla forza del dollaro statunitense, trainata dal graduale allentamento dell’inflazione globale. Un dollaro più forte incide solitamente sui prezzi del petrolio, poiché rende la materia prima valutata in dollari più costosa da acquistare per i non detentori di questa valuta.

Il petrolio estratto negli Usa sta diventando più leggero

Le aziende che trivellano per estrarre il petrolio negli Usa si trovano ad affrontare un dilemma inaspettato: il greggio West Texas Midland sta diventando più leggero, il che potrebbe renderlo meno attraente per alcune raffinerie.

I greggi superleggeri dovrebbero essere miscelati con gradi più pesanti per la trasformazione in benzina, gasolio e carburante per aerei. Una minore offerta di greggio pesante e i prezzi elevati potrebbero ridurre la domanda di WTI Midland. Ciò potrebbe comportare prezzi più bassi per il benchmark Brent datato utilizzato a livello globale, di cui il WTI è diventato parte integrante.

Il volume e la qualità del greggio statunitense di punta lo hanno reso popolare tra le raffinerie in Asia e in Europa, grazie alla sua somiglianza con altri tipi di riferimento e al basso contenuto di zolfo che lo rende relativamente facile da rimuovere durante la lavorazione.

È diventato un elemento centrale del Brent, un gruppo di qualità del Mare del Nord utilizzato per stabilire il prezzo di oltre il 75% del greggio mondiale.

Continue Reading

News

Giappone, l’esito delle elezioni potrebbe bloccare gli aumenti dei tassi d’interesse

L’esito delle prossime elezioni in Giappone potrebbero scombinare completamente i progetti della BOJ di aumentare i tassi d’interesse.

Published

on

Giappone, l'esito delle elezioni potrebbe bloccare gli aumenti dei tassi d'interesse

Riflettori puntati sul Giappone e sui rischi che, dopo le prossime elezioni, possa esserci un governo guidato da una coalizione di minoranza. Un’eventualità che potrebbe comportare non poche complicazioni per la banca centrale, che sta tentando di liberale gradualmente il Paese dagli stimoli monetari che durano da decenni.

Sono diversi i sondaggi mostrano la possibilità che in parlamento la coalizione al potere possa perdere la maggioranza. Un evento che potrebbe costare il posto al premier Shigeru Ishiba o, in alternativa, portare il Partito Liberal Democratico a cercare un altro partner di coalizione per rimanere al potere.

Ma vediamo cosa potrebbe accadere in Giappone e le aspettative degli esperti.

Giappone, il nodo delle elezioni

Il nodo più difficile da sciogliere, in Giappone, è quello delle prossime elezione, il cui esito potrebbe causare incertezza sui mercati: l’attenzione è rivolta, infatti, alla posizione dei partiti di opposizione, che potrebbero diventare dei potenziali partner della coalizione. Molti di questi sono favorevoli al mantenimento dei bassi tassi di interesse.

Naoya Hasegawa, responsabile della strategia obbligazionaria di Okasan Securities, spiega che molti partiti di opposizione e di governo chiedono misure per aumentare i salari, il che potrebbe rendere difficile per la BOJ aumentare i tassi finché non ci sarà maggiore chiarezza sull’andamento dei salari del prossimo anno. Naoya Hasegawa spiega che se la coalizione al governo perde, i mercati inizieranno a mettere in conto la possibilità di una spesa fiscale aggressiva e di un rinvio di ulteriori aumenti dei tassi di interesse.

Gli analisti ritengono che un rinvio dell’aumento dei tassi potrebbe far scendere i tassi di interesse a breve termine. Ma soprattutto rendere, almeno potenzialmente, più difficile per la BOJ attuare senza intoppi i suoi piani per uscire dalla politica accomodante.

Nel momento in cui Ishiba ha deciso di sciogliere il parlamento il 9 ottobre e indire le elezioni anticipate per il 27 ottobre, erano molti gli analisti che si aspettavano che la coalizione al governo potesse ottenere senza problemi la maggioranza. E che il nuovo premier sarebbe riuscito ad avere una maggiore libertà di scelta politica. Una situazione che avrebbe permesso a Ishiba di rispettare la promessa fatta all’interno di un libro pubblicato ad agosto, quando aveva anticipato l’intenzione di revocare le misure di stimolo radicali Abenomics dell’ex premier Shinzo Abe, tra cui figurava la politica ultra-elastica della BOJ.

La politica dei tassi della Banca Centrale del Giappone

La BOJ ha posto fine ai tassi di interesse negativi a marzo e ha aumentato i tassi a breve termine allo 0,25% a luglio, ritenendo che il Giappone stesse compiendo progressi verso il raggiungimento duraturo dell’obiettivo di inflazione del 2%.

Kazuo Ueda, governatore della Banca del Giappone, ha dichiarato di essere pronto ad aumentare ulteriormente i tassi se l’economia si muoverà in linea con le sue proiezioni. 

Alcuni sondaggi pubblicati recentemente sui media hanno infranto le speranze che Ishiba consolidasse la sua posizione nel partito al governo dopo le elezioni, e sostenesse l’uscita graduale della banca centrale dai tassi di interesse ultra bassi.

Mentre i sondaggi precedenti prevedevano che il LDP e il suo partner di coalizione Komeito avrebbero mantenuto la maggioranza, un sondaggio condotto nel fine settimana dal quotidiano Asahi ha mostrato che potrebbero avere difficoltà, con il LDP che potrebbe perdere 50 dei 247 seggi attuali.

Una perdita così ingente potrebbe rendere Ishiba vulnerabile agli attacchi dei sostenitori di un allentamento monetario aggressivo, come Sanae Takaichi, che Ishiba ha battuto di misura nella corsa alla leadership del partito.

Se il PLD fosse costretto a corteggiare i partiti di opposizione per restare al potere, ciò aumenterebbe le difficoltà per ulteriori aumenti dei tassi, accrescendo l’incertezza sulla posizione di politica monetaria della nuova amministrazione.

Il più grande partito di opposizione, il Partito Democratico Costituzionale del Giappone, ha chiesto di modificare l’obiettivo di inflazione della BOJ dall’attuale 2% a uno superiore allo zero, una mossa che lascerà margine per aumenti dei tassi anche quando l’inflazione scenderà sotto il 2%.

Continue Reading

Trending