L’economia cinese rallenta le azioni asiatiche, che non tengono il passo con Wall Street

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Written by Pierpaolo Molinengo
Attivo come autore dal 1989, si è iscritto all'albo nel 2002, quando ha iniziato ad occuparsi di economia, concentrando dapprima i suoi studi sul mercato immobiliare, fisco e mutui per poi allargare il suo focus sui mercati emergenti e sui rapporti Usa-Russia.
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Leggero rialzo per le azioni asiatiche, anche se non riescono a sostenere il rally positivo registrato a Wall Street. A frenare gli investitori sono principalmente le preoccupazioni legate alla crisi dell’economia cinese.

A finire sotto la lente d’ingrandimento sono principalmente i dati delle esportazioni cinesi di agosto, che sono cresciuti ad uno dei ritmi più sostenuti a partire negli ultimi mesi (a partire almeno da marzo 2023). Un andamento determinato dalla volontà degli esportatori di accelerare gli ordini in vista dei dazi previsti da diversi partner commerciali. Le importazioni, invece, sono state inferiori rispetto alle previsioni, a causa di una domanda fin troppo debole.

Economia cinese, preoccupazioni sempre vive

Economia cinese sorvegliata speciale, soprattutto dopo la pubblicazione dei dati sull’inflazione, che hanno messo in evidenza che la domanda interna è ancora fragile. La deflazione dei prezzi alla produzione è peggiorata, mantenendo vive le richieste di ulteriori stimoli da parte di Pechino per sostenere l’economia.

Lynn Song, economista capo di ING, ritiene che al momento non sia ancora certo se lo slancio proseguirà nel tempo. Oltre ai dazi in arrivo e ai dati fiacchi sugli ordini di esportazione, se anche la dinamica della crescita globale dovesse iniziare a rallentare potrebbe costituire un ulteriore ostacolo alla dinamica delle esportazioni.

Dando uno sguardo all’indice MSCI di azioni Asia-Pacifico al di fuori del Giappone si può notare come sia salito di un marginale 0,05%, dopo essere rimasto inchiodato al minimo di un mese toccato nella sessione precedente. I suoi guadagni sono stati limitati da un crollo delle azioni cinesi.

L’indice blue-chip CSI300 della Cina è sceso al minimo di sette mesi e l’ultima volta è stato scambiato in ribasso dello 0,17%, mentre l’indice del turismo CSI è crollato a un minimo storico, evidenziando la debole domanda dei consumatori del Paese.

Jun Bei Liu, un gestore di portafoglio presso Tribeca Investment Partners, spiega che lo stimolo deve essere maggiore. Fino ad oggi, fortunatamente, è stato utilizzato in misura molto ridotta e, soprattutto, in maniera mirata. E pare proprio che l’economia cinese non stia cambiando in maniera rapida.

Economia cinese, le altre preoccupazioni

Le crescenti tensioni commerciali sono uno dei venti che sembrano soffiare proprio contro l’economia cinese. A preoccupare è anche la decisione approvata proprio lunedì dalla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, con la quale è stato introdotto un disegno legge attraverso il quale si vogliono limitare gli affari con WuXi AppTec, BGI e diverse altre aziende biotecnologiche cinesi per motivi di sicurezza nazionale.

La decisione negli Usa ha avuto un impatto immediato sulle azioni di WuXi AppTec e WuXi Biologics (quotate ad Hong Kong), che sono calate rispettivamente dell’8,6% e del 4%. Il più ampio indice Hang Seng ha guadagnato lo 0,3%, anche se il settore immobiliare cinese continua ad essere in difficoltà e costituisce un vero e proprio ostacolo. L’indice Hang Seng Mainland Properties ha raggiunto un minimo storico.

Come si muovono i mercati Usa

Ricordiamo che Wall Street è riuscita a portare a casa un rimbalzo impressionante nel corso della precedente seduta: i tre principali indici azionari sono cresciuti di un buon 1%, riuscendo a riprendersi dalle vendite registrate nel corso dell’ultima settimana.

In questo momento gli investitori stanno rivolgendo la loro attenzione al rapporto sull’inflazione Usa che dovrebbe essere reso noto domani (11 settembre 2024). Potrebbero, infatti, arrivare alcuni chiarimenti sulla possibilità che la Fed possa tagliare o meno di 50 punti base i tassi d’interesse nel corso della prossima riunione. Si prevede che l’inflazione complessiva negli Stati Uniti abbia registrato un ulteriore rallentamento, attestandosi al 2,6% annuo ad agosto, rispetto al 2,9% di luglio.

Per quanto riguarda le valute, il dollaro statunitense si è leggermente indebolito, scendendo dello 0,05% rispetto allo yen, attestandosi a 143,075. L’euro è salito dello 0,06% a 1,1041 dollari, mentre la sterlina è salita dello 0,02% a 1,30755 dollari.

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