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Fitch rivede le previsioni dell’Italia da stabili a positive. Il rating è confermato a BBB

Fitch mette mano alle previsioni dell’Italia, che passano da stabili a positivi. Il rating del paese è BBB.

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Fitch rivede le previsioni dell'Italia da stabili a positive. Il rating è confermato a BBB

Fitch ha rivisto le previsioni sull’Italia portandole da stabili a positive. A determinare il cambio di passo dell’agenzia di rating sono i miglioramenti registrati nelle performance fiscali della terza economia della zona euro. E, soprattutto, l’impegno profuso nei confronti delle normative di bilancio dell’Unione europea.

Il miglioramento delle prospettive da parte di Fitch, può essere visto come un rafforzamento del governo attualmente in carica, guidato da Giorgia Meloni. E arriva in un momento in cui l’Italia è riuscita a raggiungere un accordo con la Commissione Europea relativamente ad un aggiustamento del bilancio settennale.

Ma entriamo nel dettaglio e vediamo cosa comporta il cambio di passo effettuato da Fitch.

Fitch, le previsioni sull’Italia sono positive

Il giudizio di Fitch sull’Italia è sostanzialmente positivo. Secondo l’agenzia di rating la credibilità fiscale dell’Italia è aumentata e per il bilancio 2025 mette in evidenza l’impegno del governo nei confronti delle norme fiscali dell’Unione europea. Fitch ha quindi confermato il rating dell’Italia a BBB.

Ricordiamo che nel corso del mese di giugno 2024 la Commissione europea aveva sottoposto l’Italia e altri sei paesi ad una procedura disciplinare a causa del deficit di bilancio. Nel corso del 2023 quello dell’Italia è stato pari al 7,2% del prodotto interno lordo, il più alto della zona euro estesa a 20 nazioni.

A settembre, però, l’Italia ha rivisto al ribasso i suoi obiettivi per il deficit del 2024 e del 2025, che sono stati portati rispettivamente al 3,8% e al 3,3% del Pil. E si prevede che il deficit possa scendere al di sotto del limite del 3% stabilito nel 2026 dall’Unione europea.

Giancarlo Giorgetti, Ministro dell’Economia, in una nota diffusa subito dopo l’annuncio di Fitch, ha affermato che i giudizi delle agenzie di rating sono il frutto dell’azione responsabile di questo Governo e sottolineano la credibilità dell’Italia.

Ad ogni modo, benché l’Esecutivo si sia impegnato a ridurre il deficit del bilancio annuale, il debito italiano è destinato a salire dal 134,8% del prodotto interno lordo nel 2023 al 137,8% nel 2026. Dal 2027 in poi dovrebbe iniziare a scendere.

A determinare questi aumenti, stando a quanto ha anticipato il Tesoro, sono i costi sostenuti per la ristrutturazione delle abitazioni adottati mentre era in corso la pandemia, tra i quali il più utilizzato è stato il Superbonus.

Per gli investitori che detengono dei Titoli di Stato italiani con rating elevati rispetto a quelli tedeschi, nel corso della giornata di venerdì 18 ottobre 2024 il premio si è ridotto a 116 punti base, raggiungendo il livello più basso dalla fine del 2021.

Gli analisti, ad inizio di questa settimana, avevano affermato che eventuali notizie positive provenienti dalle agenzie di rating, in merito ad un’eventuale revisione dell’Italia, avrebbero potuto determinare degli ulteriori restringimenti dello spread sui rendimenti rispetto alla Germania.

Le motivazioni del cambio di passo di Fitch

La revisione delle prospettive – ha spiegato Fitch – è motivata da una serie di segnali che mettono in evidenza una crescita dell’Italia potenzialmente più forte, inserita in un contesto politico più stabile.

L’economia italiana è cresciuta dello 0,7% nel 2023 e la maggior parte degli analisti prevede un tasso di crescita altrettanto modesto quest’anno, leggermente al di sotto dell’obiettivo ufficiale dell’1% fissato dal governo.

La premier Giorgia Meloni, in carica da due anni, mantiene alti indici di approvazione e i sondaggi d’opinione mostrano che il suo partito di destra, Fratelli d’Italia, è ampiamente il più popolare in Italia, con un sostegno popolare di quasi il 30%, in aumento rispetto al 26% ottenuto alle elezioni del 2022.

Nelle prossime settimane l’Italia dovrà sottoporsi ad ulteriori revisioni del rating creditizio da parte di Moody’s, DBRS e Scope Ratings.

Laureato in materie letterarie e giornalista pubblicista iscritto all'Albo dal 2002 [Link di verifica iscrizione all'Albo]. Ho iniziato ad occuparmi di Economia fin da subito, concentrandomi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i miei interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Scrivo di attualità, tasse, diritto, economia e finanza.

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Meta Platforms rilascia un’intelligenza artificiale in grado di controllare il lavoro delle altre AI

Un’intelligenza artificiale in grado di controllare il lavoro delle altre AI. È questo, in estrema sintesi, il nuovo modello lanciato da Meta Platforms.

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Meta Platforms rilascia un'intelligenza artificiale in grado di controllare il lavoro delle altre AI

Meta Platforms, la casa madre di Facebook, ha annunciato che la sua divisione di ricerca ha intenzione di rilasciare alcuni modelli di intelligenza artificiale, tra i quali rientra un Valutatore autodidatta, il quale, almeno nelle aspettative dei ricercatori potrebbe offrire un percorso verso un minore coinvolgimento delle persone nel percorso di sviluppo ed apprendimento dell’intelligenza artificiale.

L’annuncio effettuato da Meta Platforms segue la pubblicazione di un articolo avvenuto nel corso del mese di agosto, nel quale si spiegava, con dovizie di particolari, come questa intelligenza artificiale si basi sulla stessa tecnica di catena di pensiero che viene utilizzata dai modelli 01 che sono stati rilasciati da poco da OperAI per formulare dei giudizi affidabili sulle risposte dei modelli.

La tecnica adottata prevede la suddivisione di problemi complessi in passaggi logici più piccoli. Questa impostazione sembrerebbe aver migliorato l’accuratezza delle risposte a dei problemi più impegnativi in materie come scienza e matematica.

Meta Platforms, la nuova intelligenza artificiale

Meta Platforms ha spiegato che i ricercatori hanno utilizzato esclusivamente dati generati dall’intelligenza artificiale per addestrare il modello di valutazione, eliminando anche in questa fase l’intervento umano.

La capacità di utilizzare l’intelligenza artificiale per valutare l’AI in modo affidabile offre uno sguardo a un possibile percorso verso la creazione di agenti autonomi in grado di imparare dai propri errori.

Molti nel campo dell’intelligenza artificiale immaginano tali agenti come assistenti digitali sufficientemente sviluppati da svolgere una vasta gamma di compiti senza l’intervento umano.

I modelli auto-miglioranti potrebbero eliminare la necessità di un processo spesso costoso e inefficiente utilizzato oggi, denominato Apprendimento per rinforzo tramite feedback umano, che richiede l’input di annotatori umani che devono avere competenze specialistiche per etichettare i dati in modo accurato e verificare che le risposte a query matematiche e di scrittura complesse siano corrette.

Jason Weston, uno dei ricercatori, si augura che, man mano che l’intelligenza artificiale diventa sempre più sovrumana, diventi sempre più brava a controllare il proprio lavoro, tanto da essere effettivamente migliore dell’essere umano medio.

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Stellantis: venduto l’area prova in Arizona, via 70 dipendenti. Intanto è scontro con la Casa Bianca

Per Stellantis parte il piano di taglio dei costi anche negli USA, dove venderà parte del patrimonio immobiliare, anche quando funzionale all’attività dell’azienda.

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STELLANTIS ARIZONA VENDITA

All’interno di un più ampio piano di taglio dei costi, Stellantis sarebbe pronta a vendere entro l’anno l’area in Arizona che utilizza per i test dei veicoli. La notizia è stata diffusa da CNBC – che cita fonti informate dei fatti. Continua il periodo di grande confusione dal produttore di auto, che tra le altre cose sta affrontando importanti attriti con la politica negli USA e anche in Italia. Il gruppo sconta un 2024 nero, con vendite giù e con enormi difficoltà anche nel settore elettrico, maggiori in proporzione anche di quelli degli altri produttori di auto europei.

Sempre secondo quanto è stato diffuso da CNBC, Stellantis finirà per appoggiarsi ad un area per il test che sarà fornita da Toyota già dal 2025, sempre in Arizona. Non è chiaro per il momento quali saranno però gli sviluppi negli USA degli importanti attriti politici con la Casa Bianca, con la presidenza USA che gli contesta di non aver ancora dato seguito agli impegni confermati durante la trattativa con UAW, il potente sindacato degli addetti del comparto auto.

Ancora difficoltà per il gruppo guidato da Tavares

Se in Italia si piange, negli USA non si ride. Per Stellantis arrivano diverse tegole proprio oltre-oceano. Soltanto ieri Karine Jean-Pierre ha bacchettato il gruppo in mondovisione, contestandogli di non aver ancora dato seguito agli accordi con UAW, il sindacato degli addetti USA.

Una situazione complicata che arriva appunto in un periodo che ha visto l’addio di diversi dirigenti di primo profilo nella divisione USA – e che ora porterà anche a tagliare il tagliabile, come appunto l’area di prova veicoli in Arizona.

Stellantis ha confermato la chiusura pochi minuti fa, indicando che il piano di taglio di costi riguarderà anche il parco immobiliare del gruppo, in particolare negli Stati Uniti. Ai circa 70 dipendenti del sito sono stati offerti pacchetti di buonauscita, in attesa della risposta dei sindacati, con i quali il gruppo è ai ferri corti sin dalle trattative che hanno impegnato tutti i principali produttori “sindacalizzati” presenti negli USA lo scorso anno.

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Bond su, dollaro giù: i mercati pensano a soli 25 punti base? Soft landing in vista entusiasma le piazze

Dal DXY un segnale chiaro: ci si aspetta un percorso più lento per il taglio dei tassi negli USA.

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USA DXY BORSA

Tutto è bene quel che finisce bene. O meglio, tutto sarebbe più che buono se il ciclo dovesse chiudersi qui. Tra trimestrali più che ok e dati macro che quantomeno non spaventano, negli USA i mercati hanno iniziato a prezzare la possibilità che si arrivi a fine anno in modo tranquillo, mettendo sul tavolo, per quanto minoritaria, anche la possibilità che da due tagli si passi a uno. Tutto grasso che cola però, almeno rispetto alle condizioni economiche che si aspettavano tanto Federal Reserve quanto i mercati.

Dollaro relativamente fiacco, bond che tirano perché vedono un rallentamento dei tagli. Una situazione che in pochi durante l’estate avrebbero potuto immaginare e che già la settimana scorsa sarebbe apparsa come assurda. Prima però di poter parlare della possibilità di avere un solo taglio, sarà necessaria una breve ricognizione sul mondo che sarà da qui alle elezioni negli USA, in particolare in termini di dati macro.

Lavoro e PIL per confermare il possibile soft landing?

A conti fatti, per non avere un taglio durante la prossima riunione del FOMC, quella del 7 novembre, ci vorrebbero dati molto positivi da qui a quel giorno. I fattori di cui tenere conto saranno quello del PIL USA, in arrivo entro fine mese, e quelli dal mercato del lavoro.

Ci sono da scongiurare due bestie nere: la prima è quella che vuole una recessione praticamente alla fine di qualunque ciclo di tassi al rialzo. La seconda è quella di una disoccupazione che storicamente non si muove mai per vie laterali, ma che segue un trend – trend che sarebbe dovuto già diventare rialzista.

Staremo a vedere: per ora l’entusiasmo sui mercati risk on sembrerebbe esserci. Ma è altrettanto vero che il sentiment, durante questa ultima fase del ciclo, ha la tendenza a cambiare molto rapidamente di fronte al minimo dato non conforme. Sarà un cammino lungo di avvicinamento al 7 novembre. E anche al 5, con le elezioni che potranno orientare diversi degli atteggiamenti dei mercati.

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Tesla rischia di dover ritirare 2,4 milioni di veicoli a guida autonoma che hanno causato degli incidenti

Le autorità statunitensi hanno aperto le indagini sui veicoli Tesla a guida autonoma, che potrebbero aver causato degli incidenti.

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Tesla rischia di dover ritirare 2,4 milioni di veicoli a guida autonoma che hanno causato degli incidenti

Tesla finisce sotto la lente d’ingrandimento della National Highway Traffic Safety Administration, che ha avviato un’indagine su 2,4 milioni di veicoli dotati del software Full Self-Driving. La decisione è stata presa dopo quattro collisioni, delle quali una ha causato un morto.

La National Highway Traffic Safety Administration ha quindi deciso di avviare la valutazione preliminare dopo che sono stati segnalati quattro incidenti verificatisi dopo l’attivazione del software FSD di Tesla: il programma è stato utilizzato mentre c’era una ridotta visibilità stradale, determinata dal sole, dalla nebbia o da della polvere nell’aria.

Le autorità statunitensi hanno segnalato che il veicolo Tesla avrebbe colpito mortalmente un pendone in un’occasione. L’indagine riguarda i veicoli Model S e X 2016-2024 dotati di sistema opzionale, nonché i veicoli Model 3 2017-2024, Model Y 2020-2024 e Cybertruck 2023-2024.

Tesla, il software sotto indagine

Le valutazioni preliminari costituiscono a tutti gli effetti il primo passo per poter richiedere il richiamo dei veicoli, se si dovesse ritenere che possano costituire un rischio irragionevole per la sicurezza.

Sul proprio sito web Tesla ha sottolineato come il software Full Self-Driving montato nei veicoli su strada richiede sempre e comunque la supervisione attiva del conducente e non rende i veicoli autonomi.

La NHTSA sta esaminando la capacità dei controlli tecnici dell’FSD di rilevare e rispondere in modo appropriato alle condizioni di ridotta visibilità stradale.

L’agenzia sta raccogliendo informazioni per appurare se si siano verificati altri incidenti simili con FSD in condizioni di ridotta visibilità stradale e se Tesla abbia aggiornato o modificato il sistema FSD in un modo che potrebbe influire su di esso in condizioni di ridotta visibilità stradale.

La NHTSA ha affermato che la revisione valuterà i tempi, lo scopo e le capacità di tali aggiornamenti, nonché la valutazione di Tesla del loro impatto sulla sicurezza.

Elon Musk sta cercando di spostare l’attenzione dell’azienda sulla tecnologia di guida autonoma e sui robotaxi, in un contesto di concorrenza e domanda debole nel settore automobilistico.

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American Express, i ricavi a 16,64 mld $ fanno crollare le azioni a Wall Street

Riflettori puntati sugli utili di American Express, che sono positivi ma non inferiori alle aspettative degli analisti. E il titolo crolla in Borsa.

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American Express, i ricavi a 16,64 mld $ fanno crollare le azioni a Wall Street

Nel terzo trimestre 2024, American Express supera le aspettative sul controllo dei costi. Il colosso delle carte di credito ha annunciato, infatti, gli utili del periodo compreso tra luglio e settembre di quest’anno, nel quale ha beneficiato di una gestione disciplinata delle spese, che ha sostanzialmente permesso di attutire il colpo determinato da una crescita più lenta delle commissioni.

Ad ogni modo le azioni di American Express hanno perso il 5%, anche se l’azienda ha aumentato le previsioni degli utili per il 2024.

American Express, numeri positivi per il 2024

American Express, quest’anno, può ringraziare i clienti più facoltosi, che le hanno permesso di mantenere degli accantonamenti relativamente più bassi per le perdite sui crediti rispetto alle altre società, che hanno una platea più ampia di utilizzatori, molti dei quali con un reddito più basso.

Ma non solo: American Express è riuscita a gestire con moderazione i premi e le altre spese, riuscendo, in questo modo, a superare le aspettative di profitto anche nei momenti in cui la crescita dei ricavi languiva.

Keith Horowitz, analista di Citi, ha spiegato che questo trimestre è un’ulteriore dimostrazione della capacità del management di adattare le spese per raggiungere gli obiettivi di utile per azione (EPS) quando il fatturato è più debole.

Le spese totali di American Express – stando alle stime elaborate da LSEG – sono state pari a 12,08 miliardi di dollari nel trimestre, inferiori alle aspettative di 12,74 miliardi di dollari.

I ricavi sono aumentati dell’8% a 16,64 miliardi di dollari, ma sono rimasti al di sotto della stima di 16,67 miliardi di dollari. I ricavi da sconto, ovvero la commissione che guadagna dai commercianti per facilitare le transazioni, sono aumentati del 4%, mentre gli analisti si aspettavano una crescita del 5,3%.

L’utile è aumentato del 2% a 2,51 miliardi di dollari per i tre mesi conclusi il 30 settembre. Su base per azione, ha guadagnato 3,49 dollari rispetto ai 3,28 dollari previsti dagli analisti.

La società stima ora un utile per azione (EPS) per il 2024 compreso tra 13,75 dollari e 14,05 dollari, superiore al precedente intervallo compreso tra 13,30 dollari e 13,80 dollari.

In una nota gli analisti di William Blair hanno affermato che le aspettative erano elevate, ma crediamo che le opportunità di crescita restino grandi e la valutazione interessante.

L’uscita dalla Russia di American Express

Le notizie sugli utili di American Express sono positive alla luce di quanto è accaduto ad agosto, quanto la banca centrale russa ha annullato la licenza bancaria della filiale russa dopo che l’unità locale ha presentato una richiesta di liquidazione volontaria.

A maggio il presidente russo Vladimir Putin ha decretato che American Express avrebbe potuto liquidare le sue attività in Russia, poco più di due anni dopo che la società aveva sospeso tutte le sue operazioni in Russia in risposta a quello che la banca ha definito l’ingiustificato attacco della Russia al popolo ucraino.

American Express si è classificata al 300° posto nel sistema bancario russo in termini di asset. Da metà 2022, le banche straniere hanno richiesto l’approvazione di Putin per uscire dal mercato o vendere quote delle loro attività russe.

Come riportato dal registro delle imprese russo SPARK, la filiale russa della banca ha presentato una domanda di liquidazione all’inizio di luglio.

Nel marzo 2022, poco dopo che Mosca aveva lanciato la sua invasione su vasta scala dell’Ucraina, che la Russia aveva definito una operazione militare speciale, American Express aaveva affermato di avere decine di dipendenti in Russia. Non è stato immediatamente chiaro quanti dipendenti la banca abbia ancora nel paese in questo momento, ma ormai l’azienda lo ha completamente abbandonato chiudendo le attività.

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