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Petrolio, le quotazioni pronte a registrare un +8% a livello settimanale. A cosa guarda il mercato
Le quotazioni del petrolio continuano ad essere sostenute dal conflitto in Medio Oriente. Le nuove tensioni potrebbero far lievitare di nuovo i prezzi.
Si prospetta una giornata al cardiopalma per le quotazioni del petrolio. Le tensioni in Medio Oriente hanno gettato un’ombra sui mercati globali, guastando le aspettative degli investitori per il fine settimana. Secondo molti osservatori, i prezzi del greggio si avviano a registrare il più importante aumento settimanale da oltre una settimana a questa parte.
Positi e brillanti la maggior parte degli indici e dei futures azionari. I guadagni, però, sono stati limitati dalle speculazioni degli investitori, i quali ritengono che Israele possa sferrare a breve un attacco contro l’Iran.
Tornando al petrolio, i futures sul Brent potrebbero aumentare dell’8% a livello settimanale: il più alto da febbraio 2023. Un eventuale aumento settimanale dell’8,2% sul greggio WTI sarebbe il più importante da marzo 2023. I prezzi del petrolio, oggi, sono rimasti bassi, anche se rimangono sulla buona strada per forti guadagni settimanali, poiché gli investitori hanno soppesato la prospettiva di un conflitto più ampio in Medio Oriente che potrebbe interrompere i flussi di greggio rispetto a un mercato globale ben fornito. In mattinata, i future sul greggio Brent erano stabili a 77,55 dollari al barile. I future sul greggio US West Texas Intermediate erano rimasti pressoché invariati a 73,65 dollari al barile.
Petrolio, come è destinato a muoversi
Petrolio sorvegliato speciale. Anche se i mercati hanno trovato un po’ di conforto dal fatto che Joe Biden, presidente degli Stati Uniti, abbia affermato che difficilmente ci sarà una guerra totale in Medio Oriente. In precedenza, ad ogni modo, aveva indicato che gli Usa stavano discutendo di attacchi alle strutture petrolifere dell’Iran come risposta all’attacco missilistico di Teheran a Israele.
Il petrolio ha iniziato a riprendersi passando da una base bassa e collocandosi su prezzi che erano stati osservati solo un mese fa. Le azioni e la propensione al rischio, invece, stanno iniziando a risentire della pressione.
Nel caso in cui le tensioni geopolitiche dovessero continuare a persistere e le quotazioni del petrolio a crescere, gli investitori si troverebbero nella situazione di dover rivalutare le previsioni sull’inflazione.
Il rischio di un conflitto sempre più ampio in Medio Oriente, con ogni probabilità, tiene sulle spine anche Jerome Powell, presidente della Federal Reserve. E potrebbe aver avuto un ruolo fondamentale nel momento in cui ha affermato che la Fed avrebbe continuato a tagliare i tassi di interesse di un quarto di punto percentuale in futuro.
L’ultima cosa che vorrebbe è che la banca centrale statunitense allenti troppo rapidamente la politica monetaria per poi assistere a una recrudescenza dell’inflazione. Naturalmente, la resilienza dell’economia Usa è anche la ragione più ovvia (e meno preoccupante) per rallentare i tagli dei tassi.
Il timore di molti osservatori è che a breve possa esserci un blocco delle forniture. Secondo gli esperti di Generali Investment nel caso in cui questo dovesse avvenire potrebbe determinare un aumento significativo del prezzo del petrolio, a causa delle preoccupazioni sull’approvvigionamento.
Petrolio e non solo, gli altri dati della giornata
Nel corso della giornata sarà al centro dell’attenzione il rapporto sulle buste paga non agricole di settembre, anche se i dati recenti, che mostrano una continua solidità del mercato del lavoro e un’attività impressionante nel settore dei servizi, lasciano intendere che non ci siano motivi di nervosismo in vista della pubblicazione.
Oggi, inoltre, si terranno anche una serie di discorsi da parte dei responsabili politici della Banca centrale europea e uno da parte di Huw Pill, economista capo della Banca d’Inghilterra (BoE).
Resta da vedere se Pill riuscirà a mantenere lo stesso tono accomodante del suo capo Andrew Bailey, il quale ha affermato che la BoE potrebbe adottare misure più aggressive per tagliare i tassi di interesse se le pressioni inflazionistiche continueranno ad indebolirsi.
Un’altra buona notizia è che i porti della costa orientale e del Golfo degli Stati Uniti hanno riaperto giovedì sera, dopo che i lavoratori e gli operatori portuali hanno raggiunto un accordo salariale per risolvere il più grande sciopero del settore in quasi mezzo secolo.
Principali sviluppi che potrebbero influenzare i mercati venerdì:
- rapporto sulle buste paga non agricole degli Stati Uniti (settembre);
- Huw Pill della Banca d’Inghilterra parla;
- discorsi di vari esponenti politici della Banca centrale europea.
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Walt Disney punta sull’intelligenza artificiale e costituisce un gruppo ad hoc
Per crescere è necessario puntare all’intelligenza artificiale. Per questo Walt Disney ha deciso di creare una divisione apposita per sfruttarla al massimo.
Walt Disney scommette sull’intelligenza artificiale. L’azienda sta formando un nuovo gruppo per coordinare l’uso delle tecnologie emergenti – tra le quali rientrano l’AI e la realtà mista -, in modo da poter esplorare il loro uso all’interno delle divisioni di cinema, televisione e parchi a tema.
A guidare il nuovo Office of Technology Enablement sarà Jamie Voris, che in passato, in qualità di chief technology officer di Walt Disney, ha lavorato allo sviluppo dell’app Disney per il dispositivo di realtà mista Apple Vision Pro. A prendere il posto di Voris come CTO ci sarà Eddie Drake.
Alan Bergman, copresidente della Disney Entertainment, ha spiegato che il ritmo e la portata dei progressi nell’IA e della realtà estesa (XR) sono profondi e continueranno ad avere un impatto sulle esperienze dei consumatori, sugli sforzi creativi e sulle attività per gli anni a venire, rendendo fondamentale che Disney esplori le entusiasmanti opportunità e affronti i potenziali rischi. Bergman sottolinea come la creazione di questo gruppo sottolinei la volontà di farlo.
Walt Disney, un gruppo per l’intelligenza artificiale
La nuova unità che verrà istituita all’interno di Walt Disney si concentrerà su alcune aree tecnologiche in rapida evoluzione, come l’intelligenza artificiale e la realtà mista, che fonde i mondi fisico e digitale. Il compito della nuova divisione non si focalizzerà unicamente su singoli lavori, ma cercherà di fare in modo che i progetti di tutta l’azienda si adattino alla sua strategia più ampia.
L’Office of Technology Enablement, che viene lanciato con un team di leadership principale, dovrebbe crescere fino a circa 100 dipendenti.
Varie divisioni all’interno della Disney stanno esplorando applicazioni per la realtà aumentata, che colloca elementi digitali nel mondo reale; la realtà virtuale, che immerge l’utente in un ambiente simulato; e la realtà mista, che combina entrambi. Disney ha costruito competenze in tutta l’organizzazione per capitalizzare la tecnologia emergente.
Ad esempio, Kyle Laughlin, un veterano dell’azienda con un background in realtà aumentata e virtuale e intelligenza artificiale, è tornato in azienda a marzo come vicepresidente senior di ricerca e sviluppo per Walt Disney Imagineering, la forza creativa dietro le attrazioni del parco a tema del gruppo.
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Warren Buffett cede 100 milioni di azioni Apple
Warren Buffett ha ceduto qualcosa come 100 milioni di azioni Apple. Al momento Berkshire Hathaway ha una liquidità record di 325,2 miliardi di dollari.
Warren Buffett continua con il piano delle dismissioni delle partecipazioni detenute da Berkshire Hathaway. La holding, infatti, ha ridotto la partecipazione in Apple e ha aumentato ulteriormente la propria liquidità, che adesso è arrivata al livello record di 325,2 miliardi di dollari.
Da segnalare, ad ogni modo, che Berkshire Hathaway ha registrato un calo del 6% dell’utile operativo, dovuto in gran parte all’aumento delle passività assicurative, tra cui quelle per l’uragano Helene, e alle perdite valutarie dovute al rafforzamento del dollaro statunitense. I numeri sono stati negativi nonostante la migliore redditività della compagnia assicurativa per auto Geico, dove le richieste di risarcimento sono diminuite e le spese determinate dagli incidenti sono risultate essere in calo. Buone notizie anche dal fronte della ferrovia BNSF, i cui profitti sono aumentati e da Berkshire Hathaway Energy, dove le spese operative sono diminuite.
La società guidata da Warren Buffett ha comunicato di aver ceduto 100 milioni di azioni Apple, pari al 25% dei titoli che aveva in portafoglio durante l’estate. In questo momento in portafoglio la holding ha 300 milioni di titoli. Complessivamente Buffett ha ceduto 600 milioni di azioni della società che produce gli iPhone: continua, ad ogni modo, ad essere la più grande partecipazione azionaria di Berkshire Hathaway.
Le altre cessioni effettuate da Warren Buffet
Tra le cessioni che Warren Buffett ha effettuato era compresa anche un’ampia partecipazione in Bank of America.
Nel corso del mese di maggio Buffett aveva spiegato che si aspettava che Apple potesse rimanere il più importante investimento di Berkshire Hathaway: la vendita ha una motivazione fiscale. L’aliquota fiscale del 21% sui guadagni, con ogni probabilità, è destinata ad aumentare.
L’utile operativo delle aziende che fanno capo alla holfing guidata da Buffett è sceso a 10,09 miliardi di dollari, o circa 7.019 dollari per azione di classe A, dai 10,76 miliardi di dollari dell’anno precedente.
L’utile della sottoscrizione assicurativa è diminuito del 69%, ammaccato dall’aumento dei reclami, dai 565 milioni di dollari di perdite da parte di Helene e da un accordo giudiziario fallimentare relativo all’ormai chiuso fornitore di talco Whittaker Clark & Daniels.
Questo ha più che compensato un quasi raddoppio del profitto di sottoscrizione a Geico.
Berkshire ha anche proiettato da 1,3 miliardi di dollari a 1,5 miliardi di dollari di perdite al lordo delle imposte nel quarto trimestre a causa dell’uragano Milton, che ha colpito la Florida in ottobre.
L’utile netto è stato di 26,25 miliardi di dollari, o 18.272 dollari per azione di classe A, rispetto a una perdita di 12,77 miliardi di dollari, o 8.824 dollari per azione, di un anno prima, quando il calo dei prezzi delle azioni ha ridotto il valore degli investimenti di Berkshire.
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Intel esce dal Dow Jones Industrial Average, dove sarà sostituita da Nvidia
La prossima settimana Intel uscirà dal Dow Jones Industrial Average e verrà sostituita da Nvidia. Un duro colpo per la reputazione dell’azienda.
Sull’indice blue-chip Dow Jones Industrial Average Intel sarà sostituita da Nvidia. Evento, in un certo senso storico, che sottolinea come sia cambiato il mercato della produzione dei chip e, soprattutto, che assesta un’altra battuta d’arresto per l’azienda di semiconduttori, alle prese con un periodo particolarmente difficile.
Nvidia entrerà nel Dow Jones Industrial Average la prossima settimana, quando entrerà anche Sherwin-Williams che sostituirà Dow.
Intel, un tempo, era una delle forze dominanti nella produzione di chip. Nel corso degli ultimi anni, però, ha ceduto terreno e ha lasciato spazio a TSMC, non riuscendo a competere nella corsa all’intelligenza artificiale generativa, che grazie agli investimenti effettuati da OpenAI negli ultimi tempi è notevolmente cresciuta.
La reazione di Intel
Da inizio anno le azioni di Intel sono calate del 54%, trasformando l’azienda nella peggiore performer dell’indice. Ma soprattutto lasciando il prezzo delle azioni al livello più basso sul Dow ponderato sul prezzo.
Nel trading esteso della giornata di venerdì, le azioni di Intel sono scese dell’1,6%, mentre quelle di Nvidia sono scese del 2,2%.
Queste novità arrivano il giorno dopo che Intel ha espresso ottimismo sul futuro delle sue attività di PC e server. L’azienda, tra l’altro, ha previsto che gli utili del trimestre in corso vadano oltre le stime, ma avvertendo che c’e ancora un sacco di lavoro da fare.
Secondo Susannah Streeter, responsabile del denaro e dei mercati di Hargreaves Lansdown, perdere lo status di inclusione di Dow Jones è un altro colpo reputazionale per Intel, in quanto è alle prese con una dolorosa trasformazione e perdita di fiducia. Significherebbe, in altre parole, che anche Intel non è inclusa nei fondi negoziati in Borsa (ETF) che tracciano l’indice, il che potrebbe avere un ulteriore impatto sul prezzo delle azioni.
Lanciato nel 1968, il pioniere della Silicon Valley ha venduto chip di memoria prima di passare a processori che hanno contribuito a lanciare l’industria dei personal computer. Negli anni ’90, gli adesivi Intel Inside trasformarono i componenti elettronici di base in prodotti premium e alla fine divennero onnipresenti sui laptop.
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PepsiCo, a New York rigettata la causa sull’inquinamento dell’ambiente
A New York è stata rigettata la causa contro PepsiCo, accusata di inquinare l’ambiente con le sue bottiglie di plastica.
PepsiCo vince a New York. È stata, infatti, rigettata la causa che vedeva imputata l’azienda di un’accusa particolarmente pesante: inquinare l’ambiente con degli imballaggi in plastica monouso. Il giudice ha aspramente criticato Letitia James, procuratore generale dello Stato, per aver portato avanti il caso.
Emilio Colaiacovo, giudice della Corte Suprema dello Stato di Buffalo, ha preso una posizione ben precisa, sostenendo che Letitia James non è riuscita a dimostrare che PepsiCo abbia creato un disturbo pubblico e che avrebbe dovuto avvertire i consumatori sui rischi per la salute e l’ambiente della plastica dei suoi brand.
Nel corso del mese di novembre 2023, James ha fatto causa alla PepsiCo e alla sua divisione Frito-Lay cercando di dimostrare che il colosso delle bibite avrebbe messo a repentaglio l’approvvigionamento idrico di Buffalo producendo il 17% dei rifiuti di plastica che erano stati trovati nel fiume Buffalo.
Secondo James, PepsiCo avrebbe ingannato il pubblico sui loro sforzi per combattere l’inquinamento da plastica.
PepsiCo, la causa è stata rigettata
Il giudice, però, non è stato dello stesso parere del procuratore generale, ritenendo che sarebbe stato contrario ad ogni norma di giurisprudenza consolidata punire PepsiCo. Sono, infatti, le persone che consumano la bevanda ad ignorare le leggi che proibiscono di gettare dei rifiuti.
Tra l’altro James ha ignorato il rifiuto di una corte d’appello del 2023 di ritenere Sturm Ruger responsabile quando i criminali usano le sue pistole. Il predecessore di James, Eliot Spitzer, aveva portato avanti quel caso.
La causa di James è una delle tante portate avanti dai governi statali e locali e dei gruppi ambientalisti contro le aziende che utilizzano la plastica. La contea di Los Angeles ha intentato una causa simile contro PepsiCo e Coca-Cola sul loro imballaggio in plastica monouso.
Ricordiamo che i marchi di PepsiCo includono Cheetos, Cracker Jack, Doritos, Fritos, Gatorade, Lay’s, Lipton, Mountain Dew, Ocean Spray, Pepsi, Quaker, Ruffles e Tostitos.
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Trimestrali Amazon: ricavi a 158,9 miliardi, sopra aspettative. Apple tiene.
Apple e Amazon presentano le trimestrali. Per il gruppo fondato da Jeff Bezos è un ottimo risultato. Cupertino tiepida.
Trimestrali di fuoco per Amazon, con il titolo $AMZN che in after hours recupera il 5% dopo una giornata terribile per quasi tutto il comparto azionario tech negli Stati Uniti. Il gruppo ha fatto registrare una revenue di 158,9 miliardi contro il 157,29 del consenso degli analisti. EPS a 1,43$ contro un ben più modesto 1,16$ delle aspettative. Sono tra le migliori trimestrali di questo ciclo, che trovano inoltre una prateria davanti per il rialzo del titolo, dopo che Amazon aveva chiuso a quasi -4% durante i normali orari di scambio.
A scatenare l’entusiasmo dei trader tardivi anche le proiezioni per il prossimo trimestre, con un range dichiarato dall’azienda che va dai 181,5 miliardi di dollari fino ai 188,5 miliardi di dollari, anche questo superiore a quanto avevano previsto gli analisti. Buone anche le previsioni sull’operating income, con l’azienda che punta ai 20 miliardi.
Sono arrivate poco dopo anche le trimestrali di Apple, con il gruppo che come previsto soffre in Cina ma che recupera ampiamente in altri comparti e che fa registrare delle ottime performance per iPhone, prodotto di punta dell’azienda e che complessivamente era la maggiore fonte di preoccupazione per le performance del gruppo, che dovranno comunque essere confermate nel corso dei due prossimi trimestri, storicamente più importanti per questa tipologia di prodotti.
Tech respirano: Amazon è ok
Dopo il profondo rosso del mercato oggi a fronte di trimestrali tutto sommato ok anche per Google e Meta, arriva Amazon a offrire un buono spunto per il rimbalzo, che dovrà però essere confermato dalle performance del titolo domani, quando i mercati avranno avuto tutto il tempo di metabolizzare i dati arrivati pochi minuti fa.
Per l’azienda fondata da Jeff Bezos un trimestre da ricordare, date anche le condizioni generali del mercato, le preoccupazioni per una domanda dei consumatori che potrebbe sbattere contro la recessione e di un settore tech che dopo la grande corsa del 2024 ha oggi sul tavolo più dubbi che certezze.
Amazon è stata la terza per performance tra le magnifiche sette nel corso di un 2024 che ha visto delle ottime performance sia per Meta sia invece per Nvidia, con la seconda che anche oggi è in sofferenza dopo i dubbi degli investitori sulla possibilità per i grandi gruppi di continuare a foraggiare investimenti nel settore AI a fronte di ricavi che sono per ora molto lontani.
Apple ok, nonostante lo spauracchio Cina
Preoccupazioni per Apple che per il momento appaiono come esagerate, per quanto il gruppo abbia fatto registrare una performance di molti inferiore in Cina. 15,03 miliardi di dollari incassati nell’area Greater China, contro aspettative già relativamente limitate a 15,8 miliardi.
Bene comunque iPhone, che fa registrare ricavi per 46,22 miliardi di dollari, contro i 45,04 miliardi di dollari delle previsioni. Il titolo non ha mostrato però per il momento la forza di tornare quantomeno sui livelli di apertura della sessione odierna.
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