Russia: rivisti al rialzo introiti per export petrolio e gas

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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La Russia, secondo quanto è stato riportato da Reuters che sarebbe entrata in possesso della relativa documentazione, avrebbe rivisto le previsioni sui ricavi dalle esportazioni di petrolio e gas per il 2024. La revisione è al rialzo e si arriva a quasi 240 miliardi di dollari, in crescita rispetto al precedente forecast di 17,4 milioni di dollari. Un risultato positivo che sarebbe in larga parte giustificato da aspettative più positive sul prezzo.

La questione diventerà motivo anche di acceso dibattito politico in Europa e negli USA: le esportazioni di gas naturale e petrolio sono fondamentali per il budget di Mosca e la domanda ai piani più alti della politica verterà quasi certamente sull’efficacia delle crescenti sanzioni alle quali è stato sottoposta la Federazione Russa successivamente all’invasione dell’Ucraina. Sanzioni che hanno un significato anche politico e che sono motivo di scontro anche tra diverse fazioni.

In crescita le esportazioni rispetto al 2023

Sempre secondo il documento che è stato analizzato da Reuters, ci si aspetta una crescita delle esportazioni a 4,8 milioni di barili al giorno, per una crescita di circa lo 0,6% anno su anno. Secondo le previsioni del ministero competente, inoltre, ci si aspetta che i prezzi medi di esportazione arrivino a 70$ il barile circa, anche questa una stima rivista, dai 65$ che erano stati oggetto dei forecast per il 2024 e in rialzo anche rispetto ai 64,5$ dello scorso anno.

Siamo in territorio – per tornare alla questione più squisitamente militare e politica – superiori al limite massimo dei 60$ al barile che è stato imposto dal blocco dei paesi occidentali. Sulle previsioni peseranno quasi certamente anche le recenti decisioni di OPEC+, che rimanderà i previsti aumenti di produzione a due mesi, salvo poi riservarsi di procedere con un altro rinvio.

Ci sarà però anche da tenere conto di un livello di attività economica che appare come fiacco e in via di rallentamento, cosa che potrebbe per l’appunto impattare sulle previsioni del greggio effettuate dai ministeri di Mosca.

Discorso simile sul gas naturale. A spingere nel complesso le esportazioni verso Cina e India, che hanno rimpiazzato quelle che prima del conflitto finivano in Europa.

Previsioni positive sul Gas fino al 2030

Se il prospetto per l’output di petrolio per il 2025 è al ribasso, diverso il discorso per il gas naturale, per il quale la Russia anticipa una crescita almeno fino al 2030.

La bontà o meno delle previsioni di cui sopra sarà decisiva non solo per il mercato delle materie prime, ma anche per valutare le risorse alle quali Mosca potrà fare ricorso per sostenere lo sforzo bellico.

Si attendono reazioni alla circolazione di questi dati, che mentre i mercati sono affaccendati in questione più imminenti – come il potenziale arrivo della recessione – saranno di natura più strettamente politica.

Il mercato del greggio intanto chiude ampiamente sotto i 70$ per i futures a più breve scadenza WTI, per una giornata che è stata condizionata dalle pessime performance del comparto azionario USA, agitato dai venti che spirano – gelidi – dal mercato del lavoro.

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