La presidenza degli Stati Uniti, nella persona di Joe Biden, avrebbe esercitato direttamente pressione per la ricerca di una soluzione riguardo lo sciopero minacciato dai portuali statunitensi. Ci saranno inoltre ulteriori azioni di monitoraggio sulle possibili conseguenze per le supply chain. Lo sciopero, che appare in queste ore più vicino, preoccupa anche borse e FED e preoccupa più in generale l’economia statunitense, in uno dei momenti più delicati, in concomitanza con il pivot avviato da Fed a metà settembre.
Non è chiaro però che tipo di risultati possa ottenere le pressioni della presidenza degli Stati Uniti, con le posizioni che sembrerebbero essere per il momento inconciliabili. Le opzioni di Biden prevedono però anche la possibilità di precettare i lavoratori, in quello che però sarebbe un evento storico per la storia politica degli Stati Uniti e che però è una delle ipotesi percorribili, per quanto soltanto a determinate condizioni.
Tutti attendono l’intervento della Casa Bianca
Tra gli specialisti di logistica (e in particolare di movimenti sindacali USA) si ritiene in queste ore che la soluzione dovrà coinvolgere necessariamente i più alti vertici della politica degli Stati Uniti. La situazione è diversa tra le altre cose tra i due maggiori sindacati: International Longshoremen Association che rappresenta circa 45.000 lavoratori sta organizzando i picchetti per la prima volta, come ricorda Yahoo Finance dal 1977.
La situazione sembrerebbe essere soltanto più distesa da USMX, che è invece responsabile per la gestione dei porti e che ha affermato che entrambe le parti della trattativa hanno fatto dei passi verso il raggiungimento di un accordo.
Al centro c’è anche una questione che riguarda l’automatizzazione dei porti, sulla quale i gestori non sono disposti a nessuna concessione e che invece i sindacati vedono come fumo negli occhi, perché prodromico alla perdita di posti di lavoro nel settore.
Le opzioni sul tavolo di Biden sono due: permettere allo sciopero di andare avanti, quando però manca poco più di 1 mese alle elezioni e con la possibilità che ci siano degli effetti importanti sull’economia USA. Oppure intervenire, utilizzando il periodo di 80 giorni che gli viene garantito dalla legge e che obbligherebbe le parti ad ulteriori negoziati. La seconda ipotesi è stata già smentita dalla Casa Bianca, che però sembrerebbe aver cambiato parzialmente toni nelle ultime ore.
