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Dai verbali del FOMC poche sorprese. Mercati risk on in sofferenza. CPI attesa a +2,3%

Dai verbali del FOMC poche sorprese. Domani grande attesa per CPI.

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I verbali del FOMC non riservano grandi sorprese, almeno per chi aveva saputo leggere tra le righe di ciò che Jerome Powell aveva pronunciato nel corso della conferenza stampa dello scorso settembre, a margine della decisione di tagliare di 50 punti base i tassi di interesse. Secondo quanto è contenuto nei verbali, la discussione sarebbe stata comunque più accesa di quanto preventivato, con diversi dei membri del FOMC, per quanto in minoranza, che avrebbero preferito tagli più modesti, salvo poi allinearsi in fase di voto.

Un allineamento che ha riguardato tutti, tranne Michelle Bowman, che per questo ciclo verrà ricordata come il membro del FOMC che ha interrotto un lungo cammino fatto di voti all’unanimità. Con ogni probabilità un segnale pattuito per indicare ai mercati l’incertezza nella quale si sta muovendo anche la banca centrale più potente del mondo e di gran lunga quella che ha maggiore impatto sui mercati.

Grande attesa per i dati sull’inflazione giovedì alle 14:30

I verbali del FOMC sono però soltanto un antipasto di quanto aspetta i mercati domani, con l’arrivo dei dati sull’inflazione USA, per le 14:30 ora italiana. Dati che si attendono in discesa almeno per quanto riguarda la CPI classica, con la mediana delle previsioni che è al +2,3%, contro il +2,5% della lettura precedente.

Si tratterebbe comunque di un avvicinamento consistente verso il 2%, per quanto per l’inflazione Core, che elimina i volatili dati su energia e settore alimentare, ci si aspetti uno stazionario +3,2%. E sarà forse proprio questa a frenare le velleità di doppio taglio entro fine anno, per quanto quella sarebbe la traiettoria promessa dal FOMC secondo il suo ultimo dot plot. Per avere maggiore chiarezza per quanto riguarda il ritmo del pivot, ci sarà dunque ancora da aspettare. E anche dalla prossima riunione del FOMC emergerà una decisione certamente data driven.

Analista economico dal 2009. Collabora con TradingOnline.com offrendo analisi su Forex, Macroeconomia e Azioni, con un occhio vigile sui mercati emergenti come Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Gianluca Grossi è anche caporedattore per la nota testata giornalistica Criptovaluta.it, quotidiano dedicato al mondo Crypto e Bitcoin ed è anche analista per Criptovaluta.it® Magazine, il settimanale della medesima organizzazione. Segue da vicino il mercato ETF, in particolare sulla piazza di New York.

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Cina, scatta il rally azionario. Hang Seng di Hong Kong è balzato del 4%

Scatta il rally azionario in Cina. I principali indici della seconda potenza economica globale brillano, dopo un’iniziale incertezza.

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Cina, scatta il rally azionario. Hang Seng di Hong Kong è balzato del 4%

La Cina continua a rimanere al centro dell’attenzione. Le azioni della seconda più importante economia a livello globale hanno ripreso il loro rialzo, galvanizzate dalle aspettative di un briefing dei funzionari cinesi che si terrà questo fine settimana, che potrebbe portare a nuovi stimoli fiscali. Il dollaro, invece, sfiora i massimi di due mesi prima della pubblicazione del rapporto sull’inflazione negli Stati Uniti. 

All’inizio della sessione asiatica le azioni della Cina continentale hanno registrato un rialzo, avvenuto nel momento in cui la Banca Centrale Cinese ha avviato una linea di credito da 500 miliardi di yuan con lo scopo di stimolare i mercati dei capitali. Il piano era già stato annunciato a fine settembre e rientra in un più ampio progetto che prevede una serie di misure di stimolo.

Ma vediamo come si muovono i mercati azionari della Cina.

Cina, come si muovono i mercati azionari

Aumenta del 3% circa l’indice blue chip CSI300 della Cina, andando ad invertire parzialmente il 7% registrato nella giornata di ieri: ad innescare questo risultato sono state le preoccupazioni di alcuni investitori, che hanno notato la mancanza di dettagli nel pacchetto di stimolo. L’Hang Seng di Hong Kong è balzato di oltre il 4%, dopo essere sceso dell’1,3% nella giornata di mercoledì. Nel 2024 è cresciuto del 26%.

L’indice MSCI più ampio delle azioni Asia-Pacifico al di fuori del Giappone è in aumento dell’1,25%.

In questo momento l’attenzione del mercato risulta essere saldamente rivolta alla conferenza stampa che il Ministero delle Finanze della Cina terrà nella giornata di sabato: nel corso di questo appuntamento dovrebbero essere forniti ulteriori dettagli sul piano di stimolo fiscale. 

Richard Tang, stratega per la Cina presso Julius Baer, ritiene che il consenso preveda misure di stimolo fiscale per un importo compreso tra 2 e 3 trilioni di yuan. Tang, inoltre, si aspetta che nelle prossime settimane vengano annunciati ulteriori provvedimenti fiscali.

Ad ogni modo questi giorni sono stati particolarmenti volatile per i mercati cinesi. Dopo la lunga festa nazionale, nella giornata di martedì 8 ottobre 2024, le azioni della Cina continentale sono riuscite a raggiungere i massimi degli ultimi due anni. Anche se hanno perso immediatamente slancio, penalizzate principalmente dalla mancanza di dettagli sulle misure di stimolo. La mancanza di informazioni, sostanzialmente, ha inferto un duro colpo all’entusiasmo del mercato.

Nella giornata di mercoledì i principali indici di riferimento della Cina hanno registrato le maggiori perdite giornaliere da quando è scoppiata la pandemia Covid 19.

Come si muovono nel complesso gli indici azionari in Cina

Dando uno sguardo complessivo a come si muovono le azioni in Cina, si nota che l’indice CSI300 è in rialzo del 26%, mentre l’indice Shanghai Composite ha registrato un aumento del 22% da quando le misure sono state annunciate per la prima volta il 24 settembre.

Nicholas Yeo, responsabile delle azioni cinesi presso Abrdn, ritiene che la recente svolta politica segni un cambiamento radicale nel livello di sostegno politico e che probabilmente seguirà un significativo sostegno fiscale. Secondo Yeo, per fare in modo che la ripresa duri, il governo deve attuare misure di stimolo fiscale.

In questi giorni, tra l’altro, l’indice dei prezzi al consumo USA incombe. Durante la notte, l’S&P 500 e il Dow hanno chiuso a livelli record dopo la pubblicazione dei verbali della riunione della Federal Reserve e in vista dei dati sull’inflazione di settembre.

Dai verbali emerge che una sostanziale maggioranza dei funzionari della Fed presenti alla riunione di settembre era favorevole all’inizio di un’era di politica monetaria più accomodante con un taglio dei tassi di mezzo punto percentuale.

Tuttavia, come si evince dai verbali, sembrava esserci un accordo ancora più ampio sul fatto che la mossa iniziale non avrebbe impegnato la Fed a nessun ritmo specifico di riduzione dei tassi in futuro.

I mercati stanno scontando una probabilità dell’82% di un taglio di 25 punti base il mese prossimo, come ha mostrato lo strumento FedWatch del CME, con gli investitori che stanno ridimensionando le aspettative di tagli aggressivi dei tassi dopo il solido rapporto sull’occupazione negli Stati Uniti della scorsa settimana.

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Astera Labs fa +16%: corre il titolo dopo presentazione nuovo switch per AI

In una giornata fiacca per le borse, emerge la prestazione di Astera Labs, che porta a casa gain del 16%.

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ASTERA LABS BOOM BORSA

Le azioni di Astera Labs guadagnano oltre il 16% durante la sessione di mercoledì, dopo aver annunciato dei nuovi prodotti, in particolare dei nuovi switch che saranno utili per i data center per l’intelligenza artificiale. La notizia si inserisce in un trend più generalmente positivo per il settore AI, verso il quale è tornato un importante entusiasmo anche grazie ai buoni dati fatti registrare da Super Micro e ai nuovi record verso i quali stanno puntando le azioni Nvidia. Un settore questo sul quale pesa la larga parte delle aspettative di soft landing per l’economia americana.

Astera Labs è una società di Santa Clara, California, forse poco conosciuta tra chi si è avvicinato da poco al comparto AI anche in termini di investimenti, ma che può contare comunque una capitalizzazione vicina ai 10 miliardi di dollari. Azioni in boom nonostante le performance di Nvidia odierne risentano un po’ del grande entusiasmo che è venuto a crearsi di nuovo intorno al settore e che ha fatto da carburante per una nuova corsa del titolo.

Astera Labs corre e guida il NASDAQ

In una giornata che è parte della più ampia attesa per nuovi dati macro in grado di indirizzare le aspettative di mercato, è Astera Labs a brillare, dopo la presentazione di nuovi switch in grado di favorire lo scaling per chi ha bisogno di soluzioni computing dedicate all’intelligenza artificiale. Presentazione dei nuovi switch che è stata accolta con grande entusiasmo da un mercato che almeno parzialmente sembrerebbe in una fase di tranquillità e di attesa.

Degli altri titoli del comparto AI, poco sotto la parità Nvidia, mentre porta a casa gain relativamente importanti Tempus AI, specializzata in dati che riguardano medicina e farmacologia. Il resto della truppa aspetterà con ogni probabilità segnali che dovranno arrivare dal mondo macro, a partire da quelli che saranno contenuti nei verbali del FOMC in uscita per mercoledì sera alle 20:30 italiane.

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Bce, si fanno pressioni per un ulteriore taglio dei tassi ad ottobre

Alcuni esponenti della Bce si sono espressi per un nuovo taglio dei tassi d’interesse ad ottobre. Il mercato scommette in questo senso.

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Diversi esponenti della Bce, nel corso della giornata, si sono espressi a favore di un ulteriore taglio dei tassi di interesse da effettuare la prossima settimana. Anche se sono emerse alcune perplessità in questo senso, alla luce delle turbolenze geopolitiche in Medio Oriente, destinate ad alimentare la volatilità dei costi energetici.

Ricordiamo che quest’anno la Banca Centrale Europea, già due volte, ha messo mano ai tassi abbassandoli e ha tagliato il tasso di deposito del 3,5%. Il prossimo 17 ottobre i mercati si aspettano un ulteriore allentamento della politica monetaria, data la debolezza dell’economia e un rallentamento inaspettato dei prezzi.

Francois Villeroy de Galhau, presidente della Banca centrale francese, ha affermato che un ulteriore taglio è molto probabile e non sarà l’ultimo. Il ritmo, senza dubbio, dipenderà da come si evolverà la lotta all’inflazione.

Il messaggio, sostanzialmente, è pienamente in linea con le aspettative: oltre il 90% degli economisti, che sono stati intervistati da Reuters, prevede un taglio la prossima settimana. Una maggioranza analoga si aspetta una mossa successiva a dicembre.

La Bce dovrebbe tagliare i tassi

In altre parole è tempo di continuare a tagliare i tassi d’interesse in Europa. Yannis Stournaras, presidente della banca centrale greca, intervistato dal Financial Times ha spiegato che, anche se ora arrivasse un taglio di 25 punti base e un altro a dicembre, torneremo a solo il 3%, ovvero ancora in territorio altamente restrittivo.

Il finlandese Olli Rehn, il lettone Martins Kazaks e il portoghese Mario Centeno hanno tutti sostenuto la necessità di un taglio a ottobre, mentre Christine Lagarde, presidente della BCE, ha lasciato intendere chiaramente la sua decisione, rafforzando le scommesse del mercato.

Il problema è che l’economia è stagnante, il mercato del lavoro si sta indebolendo, la crescita dei salari sta rallentando e l’inflazione è scesa più rapidamente di quanto previsto dalla Bce.

Tuttavia, il belga Pierre Wunsch è ancora indeciso, sostenendo che sono in gioco forze opposte: la crescita è debole, l’inflazione interna è ancora troppo rapida e le tensioni geopolitiche hanno fatto aumentare i costi dell’energia.

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Il mercato delle auto elettriche in Cina cresce del 19,2%: Tesla ne approfitta e presenta il suo robotaxi

Il mercato dei veicoli in Cina cresce del 19,2%: Tesla ne approfitta immediatamente portando a casa un +12% a livello trimestrale.

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Il mercato delle auto elettriche in Cina cresce del 19,2%: Tesla ne approfitta e presenta il suo robotaxi

Tesla aumenta la propria quota di mercato in Cina. Stando ai dati pubblicati dalla Cina Passenger Car association (CPCA), il mercato dei veicoli elettrici nella seconda economia mondiale è aumentato del 19,2% rispetto al 2023. In questo contesto, le consegne dei veicoli Model 3 e Model Y, che vengono fabbricati direttamente nel paese asiatico, sono aumentate dell’1,9% rispetto al mese precedente.

Tesla ha già provveduto ad annunciare le consegne trimestrali a livello globale, ma non ha ancora diffuso i dati delle vendite in Cina.

Ma entriamo un po’ nel dettaglio e cerchiamo di capire cosa aspettarsi.

Tesla, crescono le vendite in Cina

Uno dei principali rivali cinesi di Tesla, ossia BYD, grazie alle sue gamme di veicoli elettrici e ibridi plug-in Dynasty e Ocean, a settembre ha registrato il suo mese migliore, registrando un aumento del 45,56% su base annua nella vendita di veicoli per passeggeri. A settembre è arrivata a commercializzare 417.603 unità.

Stando ai dati che sono stati diffusi in queste ore, BYD ha venduto 33.012 auto all’estero: il 7,9% della produzione è stata piazzata al di fuori dei confini della Cina.

Grazie agli aumenti di settembre, Tesla è riuscita a registrare una crescita del 12% nelle vendite di veicoli elettrici prodotti in Cina nel periodo compreso tra il mese di luglio e quello di settembre, riuscendo a portare a casa il suo primo aumento trimestrale di quest’anno.

Per riuscire a centrare questo obiettivo, Tesla ha esteso gli incentivi per incoraggiare i consumatori nel più grande mercato automobilistico del mondo, dove sono presenti dei rivali come Xpeng e Nio, i quali avevano intenzione di lanciare dei nuovi modelli economici.

A fine settembre Tesla ha prorogato di un altro mese, fino alla fine di ottobre, il finanziamento a tasso zero per alcune auto Model 3 e Model Y in Cina.

Stando a quanto riferisce Reuters, Tesla ha in progetto di produrre in Cina una variante a sei posti del suo modello più venduto, ma ormai obsoleto, Model Y, a partire dalla fine del 2025.

Tesla presenta il nuovo robotaxi

Elon Musk, nel corso della giornata di giovedì, dovrà salire sul palco dello studio Warner Bros di Hollywood per svelare i piani, a lungo rimandati, per un robotaxi firmato Tesla. Un progetto che ha riacceso le azioni del produttore di veicoli elettrici, nonostante le fredde aspettative per la crescita dei veicoli elettrici.

Musk ha affermato che robotaxi, battezzato CyberCab, sarà un nuovo modello di veicolo in grado di guidare da solo e di funzionare su una piattaforma di ride-hailing Tesla. La casa automobilistica, inoltre, consentirà ai proprietari di guadagnare denaro dalle loro auto, inserendole nella rete di ride-hailing come taxi autonomi, che ha definito come una combinazione di Airbnb e Uber.

Tesla si affida a telecamere e all’intelligenza artificiale per guidare le auto attuali, con la supervisione del conducente, ma senza il costoso hardware aggiuntivo associato ai sistemi radar e alla tecnologia lidar utilizzati da altri operatori del settore robotaxi.

Musk si aspetta che il miglioramento di questa tecnologia gli consentirà di entrare in un settore ancora nascente e rigidamente regolamentato, che ha causato miliardi di dollari di perdite ad altri.

Gli investitori, attratti dalla stima di Musk secondo cui il business dei robotaxi di Tesla potrebbe portare la valutazione dell’azienda a 5 trilioni di dollari dagli attuali 750 miliardi di dollari, vogliono vedere un prototipo e scoprire quanto velocemente Musk può produrlo in serie, con un profitto. Vogliono comprendere gli ostacoli normativi e come l’FSD, ancora classificato come un tipo di automazione parziale, possa diventare più sicuro di un guidatore umano.

Elliot Johnson, responsabile degli investimenti presso Evolve ETFs, che gestisce gli investimenti in Tesla, ritiene che debbano muoversi perché se ne è discusso, si è vociferato, si è parlato e si è annunciato in varie forme per un po’ di tempo. Ad ogni modo Elliot Johnson non si aspetta che nulla di quanto annunciato giovedì abbia un impatto finanziario per uno o due anni.

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Titoli del lusso in rosso per i timori di nuovi dazi in Cina, un mercato da 12 mld di dollari

I titoli del lusso crollano condizionati dall’ipotesi di introduzione di dazi in Cina dopo le restrizioni imposte dall’Unione europea sui veicoli elettrici.

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Titoli del lusso in rosso per i timori di nuovi dazi in Cina, un mercato da 12 mld di dollari

Le possibili reazioni di Pechino alla decisione europea di imporre dei dazi ai veicoli elettrici prodotti in Cina ha frenato le azioni europee del lusso. Gli investitori, infatti, temono che le borse di Hermès e le slingback Dior possano essere i prossimi obiettivi delle ritorsioni della seconda economia mondiale. Anche se, almeno secondo gli analisti, questa è una mossa altamente improbabile.

Fino a questo momento la risposta cinese ai dazi europei ha preso di mira il brandy, la carne di maiale e i latticini. Settori importanti soprattutto per la Francia, che ha fatto una serie di pressioni per imporre tariffe più pesanti per l’importazione in Europa di veicoli elettrici provenienti dalla Cina.

A pagare pegno alla guerra commerciale tra Europa e Cina sono LVMH – che commercializza anche il cognac di alta gamma Hennessy -, Hermes, Kering, Ferragamo e Burberry, che nel corso della mattinata hanno perso tra il 2% e il 6% non appena Pechino ha dichiarato che avrebbe imposto delle misure antidumping temporanee sulle importazioni di brandy.

Titoli del lusso, devono davvero temere i dazi cinesi

I titoli del lusso devono effettivamente temere eventuali provvedimenti in Cina? Non ne è molto convinto Jacques Roizen, amministratore delegato della società consulenza cinese Digital Luxury Group, il quale ritiene che prendere di mira i beni del lusso sarebbe in contrasto con le politiche favorevoli alle aziende che lavorano in questo settore. Pechino, infatti, è intenzionata a mantenere una maggiore spesa nel lusso, piuttosto che spingere i consumatori nazionali a spendere nei mercati esteri.

Roizen porta l’esempio di Hainan, un’azienda che opera nel polo duty-free sulla scia di una politica avviata dalla Cina atta ad incentivare la spesa per i beni di lusso. Considerato un fattore positivo per il paese.

Questo, in buona sostanza, aiuta a comprendere le motivazioni che stanno alla base della reazione delle azioni del lusso, particolarmente sensibili ad ogni annuncio proveniente dalla Cina. Ma, sempre secondo Roizen, la minaccia di introdurre o di aumentare le imposte sui consumi interni di beni di lusso potrebbe colpire i conglomerati francesi più importanti proprio nel punto in cui fa più male.

Lo scorso anno, le spedizioni di brandy francese in Cina hanno raggiunto 1,7 miliardi di dollari e hanno rappresentato il 99% delle importazioni di questo liquore nel Paese, mentre lo scorso anno sono stati importati in Cina beni di lusso europei per un valore di 11 miliardi di euro (12 miliardi di dollari).

Secondo Albert Hu, professore di economia presso la China Europe International Business School di Shanghai, le dimensioni stesse dell’industria dei beni di lusso potrebbero renderla un obiettivo meno appetibile per Pechino. Albert Hu ritiene che, a questo punto, né l’Unione europea né la Cina siano intenzionate ad aprire una vera e propria guerra commerciale su vasta scala che danneggerebbe entrambe le economie. L’attenta orchestrazione degli obiettivi di ritorsione da parte della Cina indica che Pechino è desiderosa di continuare a negoziare e lavorare per raggiungere un compromesso con Bruxelles.

La natura del settore dei beni di lusso rende inoltre difficile per la Cina sostenere ragionevolmente le accuse di dumping.

I dazi contro i brandy

Il Ministero del Commercio cinese ha affermato, proprio questa mattina, che le misure antidumping contro i brandy importati dall’Unione europea sono, a tutti gli effetti, delle misure legittime di rimedio commerciale.

Marchi francesi come Hennessy e Remy Martin dovranno mettere in conto una serie di restrizioni, adottate solo pochi giorni dopo che l’Unione europea ha votato per l’imposizione di dazi sui veicoli elettrici di fabbricazione cinese, innescando la più grande disputa commerciale con Pechino in un decennio.

Il Ministero del Commercio cinese ha affermato che i risultati preliminari di un’indagine hanno dimostrato che il dumping di brandy dall’Unione Europea minaccia di arrecare danni sostanziali all’industria nazionale.

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